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  • Immagine del redattoreGiulia

Repubblica Dominicana: 11 giorni tra l'Atlantico e il Mar dei Caraibi

Aggiornamento: 27 feb 2019



Un caldo giorno di aprile, mentre Marco stava guidando, mi è arrivato un messaggio da parte di Piratinviaggio con destinazione Repubblica Dominicana. Sgrano gli occhi: 180 euro andata e ritorno! Accostiamo immediatamente per controllare l'offerta. Ci sono diverse date e soluzioni, da dicembre a marzo con partenze sia da Barcellona che da Amsterdam.

Cominciamo a farci una serie di domande: il periodo è giusto? 10 giorni vanno bene o sono troppi? Cosa c'è da vedere? È bastato uno sguardo a quandoandare.info per convincerci a partire. Scegliamo di andare dopo la sessione di esami, dal 27 febbraio al 11 marzo. Perfetto per noi e per vedere le balene! Ci guardiamo euforici nonostante questo paese non fosse (ancora) nella nostra wish list.

Adesso… cominciamo a programmare!



ITINERARIO


26 FEBBRAIO

Pisa --> Girona


Siamo partiti dall’aeroporto di Pisa con un volo Ryanair verso Girona. Invece di prendere subito il pullman per Barcellona abbiamo visitato questa piccola città catalana. In serata, durante una suggestiva nevicata, siamo salito sul treno per l’aeroporto di Barcellona, dove avremmo passato la notte.​


27 FEBBRAIO

Barcellona --> Punta Cana


Mentre continua a nevicare abbondantemente anche a Barcellona, ci imbarchiamo verso i Caraibi!

Atterriamo a Punta Cana intorno alle 18.30, in tempo per il primo tramonto, ma ci imbattiamo nella prima, e fortunatamente una delle poche, difficoltà: il noleggio dell’auto. Infatti con Payless Car Rental è possibile noleggiare anche con un carta di debito, ma ciò che non ti dicono in fase di prenotazione è che ti verrà addebitata la polizza assicurativa totale… circa 500$ in più, no grazie.

Abbiamo così raggiunto il White Sands B&B a Bávaro, in taxi, trattando come sempre sul prezzo (da 35 a 25$).


28 FEBBRAIO

Siamo riusciti a noleggiare l’auto presso il nostro host per 30$ al giorno e siamo partiti alla scoperta dei Caraibi.

La nostra prima meta è stata Playa del Macao, una lunga distesa di sabbia ideale per praticare il surf. Infatti essendo esposta a nord il vento da vita a delle ottime onde cavalcabili anche dai principianti. Sulla spiaggia sono presenti un paio di surf school e diversi punti dove poter mangiare pesce appena pescato, riso, pollo e altri piatti tipici.


Per pranzo ci siamo diretti verso sud, a Playa Juanillo. Questa spiaggia si trova all’interno di un nuovo centro turistico/residenziale. Per poter attraversare i controlli è necessario ottenere un pass gratuito, ma capire dove richiederlo non è stato semplice, perché ognuno ci mandava in un posto diverso. Alla fine ce l’abbiamo fatta: è un piccolo ufficio di fronte ai primi parcheggi che si trovano appena varcato una sorta di gate senza controlli, poi basta mostrarlo al “doganiere” alla sbarra e continuare a seguire le indicazioni per Playa Juanillo, cosa che noi non abbiamo fatto. Infatti siamo finiti su una piccola spiaggia con un bellissimo ristorante, Api Beach Bar, dove abbiamo pranzato a prezzi non economici, ma onesti per la location. Pizza e hamburger buoni, ma la cosa migliore è stata aver potuto godere della meravigliosa infinity pool.

Avendo fatto una certa ora decidiamo di andare verso la spiaggia di Bavaro, lasciandoci la rinomata Playa Juanillo per l’ultimo giorno, essendo praticamente accanto all’aeroporto.


Api Beach Bar

Playa Bávaro è una lunghissima spiaggia di sabbia bianca immersa in un palmeto dove si affacciano decine di resort all-inclusive. Non è proprio il nostro ideale di spiaggia, ma apprezziamo la passeggiata e dopo un giro nel mercatino dei souvenir (con i prezzi più alti dell’isola), torniamo in albergo e ci prepariamo per andare a cena.

Per cena andiamo al Wacamole, un locale tipico consigliato da TripAdvisor, che si è rilevato un’ottima scelta: economico, ampia scelta di piatti caraibici, musica live e ottimi Mojitos.


1 MARZO

Bavaro --> Isla Saona

Il nostro itinerario prosegue verso Sud, direzione Isla Saona, dove trascorreremo una notte nel villaggio di pescatori Mano Juan.

Essendo un parco naturale l’unico modo per raggiungere l’isola è con una escursione organizzata. A Bayahibe troverete moltissime agenzie che la organizzano a prezzi piuttosto elevati (circa 60$ a persona). Il tour dell’isola viene fatto in giornata con speed boats o catamarani, tutte fanno più o meno lo stesso giro: Piscina Naturale, famosa per le enormi stelle marine (vietato toccarle perché con gli anni e il turismo di massa sono state decimate),spiagge come El Canto de la Playa e Playa Catuano, e pranzo nel villaggio di Mano Juan.

Quello che vi consigliamo è di trascorrere la notte sull’isola per godere appieno della sua bellezza naturale e incontaminata.

Isla Saona

2 MARZO

Isla Saona -> Santo Domingo


Tornati nel pomeriggio a Bayahibe riprendiamo la nostra macchina con destinazione Santo Domingo. In meno di due ore di autostrada raggiungiamo la nostra camera in un appartamento nella Zona Colonial, il centro storico della capitale.



3 MARZO SANTO

Santo Domingo --> Banì --> Barahona


Mezza giornata è sufficiente per visitare Santo Domingo. Il quartiere coloniale è vivace, pieno di storia e si gira perfettamente a piedi. Pranziamo al volo e partiamo verso ovest, direzione Barahona.

Il viaggio è lungo, circa 4 ore, ma piacevole. Decidiamo comunque di fare una deviazione verso Las Dunas de Bani. A circa 20km dalla città di Banì si trova un’oasi naturale del tutto particolare, situata in una piccola penisola ricca di saline. Attraverso un’entrata abbastanza anonima pagando un biglietto di entrata di 100RD ci si ritrova in un deserto di dune altissime che svettano arrivando fino al mare. Il tempo di una calda passeggiata e due foto artistiche e riprendiamo il percorso verso Barahona.


La strada è nuova e panoramica, in molti tratti a tre corsie e senza traffico, arriviamo facilmente a destinazione in serata.

A Barahona ci attende un comodissimo appartamento con angolo cottura, nel retro della villetta dei proprietari, talmente disponibili e gentili da accompagnarci personalmente al supermercato per fare un po’ di spesa.

Barahona è una città portuale in cui non c’è praticamente nulla, ma è situata in una posizione strategica per il nostro viaggio. Infatti l’unico motivo per dormire in questa città industriale è la relativa vicinanza a Bahia de Las Aguilas, da molti ritenuta la spiaggia più bella di tutti i Caraibi (non da noi), ma abbastanza scomoda da raggiungere essendo praticamente al confine con Haiti. Dopo una breve passeggiata lungo una sorta di lungomare, andiamo a dormire.


4 MARZO

Bayia de Las Aguilas


Sveglia presto per raggiungere il prima possibile la spiaggia. Il viaggio dura circa 2 ore e mezzo, 120 km di strada ad una sola corsia attraversando piccoli centri abitati, campi di caffè e bananeti. Gli ultimi chilometri sono di strada sterrata, ma fattibili anche con una macchina bassa. Raggiunta la spiaggia “La Cueva”, basta contrattare con uno dei tanti barcaioli per farti accompagnare a Bahia de Las Aguilas in una decina di minuti.


Nel pomeriggio partiamo per tornare verso Barahona. Il tragitto è disseminato di cascatelle e ruscelli cristallini che si riversano in mare. Ci fermiamo per una breve sosta a Los Patos, qui il fiume crea una piscina naturale e, essendo domenica, i dominicani si sono riuniti per fare festa, bere e mangiare carne alla griglia. Stanchi ma felici andiamo a letto presto, ci attende un lungo viaggio verso nord.


5 MARZO

Barahona --> Punta Rucia


Partenza alle 8.00 direzione Punta Rucia, un piccolo villaggio affacciato sull’Oceano Atlantico. Non potendo attraversare la Cordillera Central, la catena montuosa più alta dei Caraibi, l’unica percorso prevede di tornare verso Santo Domingo. Il viaggio si è rivelato meno faticoso del previsto, circa 400 km tra tratti di autostrada e strade a più corsie, solo gli ultimi chilometri sono messi un po’ peggio. A pranzo ci siamo fermati in una cittadina lungo il tragitto dove abbiamo preso del pollo con riso, piatto tipico dominicano. Dopo 7 ore di viaggio raggiungiamo la costa Nord. Punta Rucia è semplicemente una strada sterrata lungo una spiaggia con qualche hotel/guesthouse e un paio di agenzie che organizzano le escursioni a Cayo Arena, motivo per cui siamo qui. Facciamo check-in e iniziamo ad esplorare il villaggio.


In fondo alla strada il Bei Caraibi si ritaglia un ottimo angolo di paradiso. Insieme a Lino, il simpatico proprietario italiano che ha deciso di mollare tutto e trasferirsi in questo posto sperduto, ci abbandoniamo a delle chiacchere sul nostro paese sorseggiando una buona birra fresca.

A malincuore scopriamo che a causa del mare mosso l’indomani non sarebbero partite le barche verso Cayo Arena, e probabilmente sarebbe stato così per tutta la settimana. E adesso cosa facciamo?


6 MARZO


La mattina ci svegliamo con la speranza che il mare si fosse calmato, ma così non è stato…anzi… La sorpresa di oggi è una ruota completamente a terra. La ruota di scorta era messa anche peggio e il primo gommista distava circa 25km. Fortunatamente con l’aiuto dei locals in mattinata siamo riusciti a risolvere tutto, avevamo un sacco di tempo da perdere!

Non potendo andare a Cayo Arena decidiamo di dedicare qualche ora ad una passeggiata in un grande parco naturale a pochi minuti da Punta Rucia. In questo parco il mare rientra in una sorta di laguna protetta famosa per ospitare un gran numero di Lamantini che pascolano e si cibano principalmente di mangrovie e infatti sono conosciuti anche con il nome di “mucche di mare”.

Per pranzo ci rilassiamo a Playa Ensenada, una bella spiaggia bianca costellata di piccoli ristorantini dove mangiamo un buon pesce tropicale fritto e un’insalata di Lambì, molto simile sia di gusto che di consistenza al calamaro ma in realtà è un gigantesco mollusco


La sera conosciamo una coppia di ragazzi tedeschi, Sabrina e Timo, che stanno facendo il giro della Repubblica Dominicana come noi, ma con i mezzi pubblici e non sanno come uscire da Punta Rucia. Per i prossimi due giorni condivideremo il viaggio.


7 MARZO

Punta Rucia --> Cascate di Damajagua --> Cabarete


La mattina partiamo intorno alle 8.00 per raggiungere le “27 Charcos de Damajagua”, un sistema di 27 cascate che hanno creato altrettante piscine naturali scavate nel calcalre dal fiume Damajagua. Dopo circa 1h.30 raggiungiamo il parcheggio e facciamo il biglietto da 700RD che comprende tutte le 27 cascate. In alternativa è possibile fare il biglietto per solo 12 cascate (550RD) o 7 (500RD). Dopo un breve briefing e averci fornito tutta l’attrezzatura necessaria per il canyoning (caschetto, giubbotto salvagente e le scarpette facoltative per 100RD in più) iniziamo il percorso. Questa esperienza dura circa 4 ore, per questo motivo è bene arrivare la mattina presto perché il parco resta aperto fino alle 15 e l’ultimo gruppo può entrare fino alle 13, facendo solo il percorso più breve. Con una bella camminata in mezzo alla giungla arriviamo alla prima cascata, dalla quale iniziamo il canyoning tra le varie cascate, attraversamenti e salti di anche 10 metri! È stata una bella esperienza, immersi nella natura, divertente e l’acqua non troppo fredda.

Per l’ora di pranzo riprendiamo il nostro viaggio verso Est, con destinazione Cabarete. Dopo circa un’ora e mezzo raggiungiamo il nostro alloggio al Gipsy Ranch Rooms, un angolo di relax immerso nel verde, molto curato, con una piccola piscina e una bella atmosfera famigliare. Giusto il tempo di lasciare i bagagli e ci spostiamo verso il centro di Cabarete.

Cabarete è esattamente ciò che stavamo cercando in questo momento: una lunga spiaggia, locali sulla sabbia, musica chillout con la quale rilassarsi sorseggiando un’ottima caipirinha sotto le palme. Cabarete è una meta per gli amanti delle onde, infatti in questo golfo sull’Atlantico i venti e le correnti creano le condizioni ideali per praticare surf e kite-surf in una delle tante scuole sulla spiaggia. Lo spettacolo di decine e decine di vele gonfiate dal vento è davvero suggestivo.

Ceniamo con i nostri nuovi compagni di viaggio al “Onno’s Bar”: due caipirinha al prezzo di uno, hamburguesa e tacos con i chicharrònes, ovvero cotica di maiale fritta, non male!


8 MARZO

Laguna El Dudu --> Salto El Limon --> Las Terrenas

Purtroppo dobbiamo già lasciare Cabarete per raggiungere finalmente la penisola di Samanà.

Circa a metà strada ci fermiamo un paio d’ore alla Laguna El Dudu (ingresso 150RD), una dolina di acqua cristallina, parentesi veramente rilassante. Anche qui conviene arrivare la mattina presto per evitare l’arrivo dei pulmini di turisti dai vari resort. Noi siamo arrivati intorno alle 10 ed eravamo solo noi 4. Dopo un bel bagno Marco e Timo decidono di provare la zip-line per soli 25RD che ti porta al centro della laguna e ti lascia cadere da un’altezza di circa 15 metri!


Dopo un’altra ora e mezzo, nel cuore della penisola di Samanà, raggiungiamo l’ingresso del Sendero Rancho Espanol, un percorso in mezzo alla giungla che termina con la cascata più famosa della Repubblica Dominicana, con i suoi pro e i sui contro: El Salto del Limòn.

Essendo una meta molto turistica ha i suoi punti deboli. Appena scesi di macchina hanno provato a venderci, a prezzo molto caro, il loro tour verso la cascata a cavallo spacciandolo come l’unico modo per percorrere il sentiero, reso impraticabile a causa delle piogge abbondanti, ma ovviamente non è vero e, anzi, ci siamo resi conto ben presto di come il percorso non sia adeguato per questi poveri animali che, oltretutto, vengono maltrattati.

Per noi invece il percorso è facilmente praticabile, basta saltare qua e là per evitare i punti più fangosi. Dopo aver costeggiato il fiume Limon in mezzo al verde per circa 2km, arriviamo alla prima cascata, più piccola, ma molto bella e completamente deserta, in quanto la lunga coda di turisti a cavallo non fa fermate.


Poco dopo raggiungiamo l’ingresso per l’ultimo tratto di sentiero, una lunga scalinata, percorsa a piedi anche da coloro che hanno optato per il tour a cavallo. Il biglietto costa 50RD a persona. La cascata è maestosa, alta circa 50 metri ed è possibile anche farsi un bagno. Visto l’ammasso di turisti decidiamo di passare attraverso il fiume per raggiungere un punto più in alto per scattare alcune foto, che bellezza!


Ripartiamo alla volta di Las Terrenas, qui salutiamo i nostri amici: le nostre strade magari si incroceranno in qualche altra parte del mondo. Prima di andare in albergo ci fermiamo a Playa Bonita. Purtroppo come ci aspettavamo, il mare non si è ancora calmato del tutto e l’acqua non è limpida e cristallina come è di solito. La spiaggia è comunque bellissima, incorniciata da alte palme e piccole villette sulle quali fantastichiamo per la nostra futura pensione.

Dopo questa lunga e intensa giornata abbiamo proprio voglia di una bella doccia calda: per fortuna La Residencia El Balatà, che ci accoglierà per le prossime due notti, soddisfa il nostro desidero (raramente abbiamo trovato questo lusso).


9 MARZO

Penisola di Samanà

La penisola di Samanà è famosa non solo per le sue spiagge da sogno, ma anche per ospitare da gennaio a marzo migliaia di esemplari di Balene Megattere. Infatti in questo periodo migrano dai freddi mari del Canada, Groenlandia, Islanda e della Norvegia verso sud per accoppiarsi, partorire e regalare a tutti spettacoli mozzafiato.

Esistono diverse compagnie che organizzano l’escursione per osservare le balene e molte chiedono di prenotare in anticipo. Noi siamo partiti da Las Terrenas la mattina presto per arrivare a Samanà verso le 8. Appena ti avvicini al molo dal quale partono le barche capisci in fretta che prenotare serve a poco, se non a spendere di più.

I prezzi che ti offrono infatti sono migliori: noi abbiamo speso circa 30 euro a testa, ovvero la metà rispetto alle agenzie e su internet. Abbiamo scelto il pacchetto di mezza giornata comprensiva di balene e Cayo Levantado, una piccola isola un po’ turistica ma, essendo al riparo dai venti atlantici, l’acqua è cristallina ed è un’ottima tappa dopo più di tre ore in alto mare. L’avvistamento delle balene è andato a buon fine: spruzzi d’acqua e grandi code spuntavano ovunque. Nel mentre una simpatica guida ci raccontava ogni particolarità di questi splendidi mammiferi: le madri arrivano fino a 18 metri di lunghezza e i loro “piccoli” bevono circa 500 litri di latte al giorno!


Tornati a Samanà per l’ora di pranzo, ci dirigiamo verso le spiagge di Las Galeras. Nel pomeriggio vogliamo assolutamente vedere Playa El Fronton, Playa Playita e Playa Rincon, le più belle spiagge della parte atlantica. Le escursioni solitamente partono in mattinata, quindi dobbiamo un po’ adattarci. I prezzi delle agenzie sono fuori discussione, ma alla fine uno spericolato ma alquanto abile barcaiolo incontrato ad un chiringuito sulla spiaggia, ci conduce sani e salvi in questi paradisi, sfrecciando tra onde altissime. Playa El Fronton è davvero spettacolare: raggiungibile solo via mare, è una striscia di sabbia bianca coronata da palme e un’altissima scogliera nera. La barriera corallina rompe le onde lontano dalla spiaggia e l’atmosfera sembra surreale. Inoltre la spiaggia è solo nostra: un bel vantaggio venire nel pomeriggio!


Dopo un’oretta riattraversiamo le onde oceaniche per giungere a Playa Rincon, una delle spiagge più lunghe e particolari della Repubblica Dominicana che sicuramente non vi deluderà. Il tempo fa brutti scherzi: risaliti in barca ci prendiamo un bello scroscio d’acqua, ma il sole sembra non voglia lasciar spazio ai nuvoloni neri. Ed infatti a Playa Playita ci godiamo uno spettacolo mozzafiato: un pescatore che sta pulendo su uno scoglio tre bei pesci appena pescati viene illuminato da potenti raggi di sole.

Tornati a Las Galeras decidiamo di fare un giro e restare qua per la cena. Las Galeras è un tranquillo paesino, o meglio qualche via, con ristoranti e pochi negozi. Se Las Terrenas è stata colonizzata dagli italiani, qui la Francia ha avuto la meglio. Persino i menù sono tutti in francese e non manca una Boulangerie ad ogni angolo. Scegliamo “La Bodeguita” per rilassarci sorseggiando due ottimi caipirinha e il profumino di un buon risotto di mare ci invita a restare a cena. Ottima scelta. Dopo cena ci attende 1h30 per tornare a Las Terrenas, dove trascorreremo la nostra ultima notte in Repubblica Domenicana.


10 MARZO

Playa Juanillo --> Punta Cana --> Barcellona


L’aereo decolla alle 16.30 da Punta Cana, ma le cose da fare sono ancora molte. Facciamo i bagagli e lasciamo Las Terrenas quando è ancora buio. Prima di imbarcarci verso l’Europa vogliamo concederci ancora qualche ore di sole e mare a Playa Juanillo, nei pressi dell’aeroporto di Punta Cana. La strada è lunga e in buono stato, per la maggior parte è autostrada. I primi 25km fanno parte del Boulevard Turistico del Atlantico, una nuovissima strada panoramica che si snoda lungo la costa nord della Penisola di Samanà, nuova quanto costosa, infatti il pedaggio costa 552$RD, circa 9€!

Dopo circa 4h raggiungiamo la nuova zona residenziale di Juanillo Beach, non senza qualche difficoltà ci procuriamo il pass per superare la sbarra. Questa volta seguiamo le indicazioni e raggiungiamo la famosa Playa Juanillo. Sabbia bianca finissima, distesa lunghissima di palma, molto scenografica, ma non rispecchia il nostro stereotipo di spiaggia caraibica ideale. Troppo turistica, enormi resort e un’atmosfera poco autentica., ma la spiaggia è tenuta molto bene e ne approfittiamo per rilassarci un po’. Verso l’ora di pranzo riportiamo la nostra fidata auto invecchiata di 2000km a Bàvaro e otteniamo un passaggio per l’aeroporto.


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